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      Ma... venire al punto da confessare a noi stessi, che il nostro proprio io individuo, al quale ci sentiamo così strettamente legati da un ovvia e casalinga consuetudine, senza esser proprio una mera evanescenza, un nonnulla, come parve agl'invasati teosofi, per grande che esso si sia, o ci paia, è assai piccola cosa nel complicato ingranaggio dei meccanismi sociali: - ma doversi adattare alla persuasione, che i propositi o i conati subiettivi di ciascun di noi dànno quasi sempre di cozzo nelle resistenze dell'intricato intreccio della vita, cosicché, o non lascian traccia di sé, o ne lasciano una affatto difforme dal primitivo intento, perché alterata e trasformata dalle condizioni concomitanti: - ma dover convenire di questo enunciato, che noi siamo come vissuti dalla storia, e che il nostro contributo personale a questa, per quanto indispensabile, è sempre un dato minuscolo nell'incrocio delle forze, che si combinano, completano ed elidono a vicenda: - ma tutte queste vedute sono una vera e propria seccatura, per tutti quelli che han bisogno di confinare l'universo intero nei termini della loro individua visuale! Dunque si serbi alla storia il privilegio degli eroi, perché ai nani non sia tolta la fiducia di potersi mettere a cavallo delle proprie spalle per farsi vedere; anche quando essi, secondo il detto di Jean Paul, non sian degni di arrivare all'altezza delle proprie ginocchia!
      E, di fatti, non si va a scuola da secoli, per sentirsi a dire, che Giulio Cesare fondò l'impero, e Carlo Magno lo rifece; che Socrate quasi quasi inventò la logica; e Dante, cosi a un di presso, creò la letteratura italiana?


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Discorrendo di socialismo e di filosofia
di Antonio Labriola
pagine 183

   





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