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      E a ciò fare bisogna moraliser le socialisme. La morale non ha forse insegnato per secoli, che bisogna rendere a ciascuno secondo il merito suo? Un tantino di paradiso non volete serbarcelo? - mi pare di sentire a dire; - e se anche s'ha da rinunciare al paradiso dei credenti e dei teologi, non ci si ha da serbare un po' di pagana apoteosi in questo mondo? Non barattiamo, dunque, tutta la morale degli onesti compensi: - almeno una buona poltrona, od un palco di prima fila, nel teatro delle vanità!
      Ed ecco perché le rivoluzioni, per tante altre ragioni necessarie ed inevitabili, anche per questo rispetto sono utili e desiderabili: perché, a guisa di grossa scopa, spazzano dal terreno i primi occupanti, o per lo meno rendono l'aere più respirabile, come accade dei temporali per cresciuto ozono.
      Non dite voi forse, e assai giustamente, che tutta la questione pratica del socialismo (e per pratica intendete, senza alcun dubbio, quella che piglia lume dai dati intellettuali di una coscienza rischiarata dal sapere teoretico) si riduce e compendia in questi tre punti: a) il proletariato ha esso di già raggiunta la coscienza chiara della sua esistenza come classe indivisibile? b) ha esso tanta forza da poter entrare in lotta con le altre classi? c) è esso in grado di rovesciare, insieme con la organizzazione capitalistica, tutto il sistema della ideologia tradizionale?
      E sta benissimo!
      Ora il proletariato che arrivi a conoscere perspicuamente ciò che esso può, ossia che s'avvii a saper volere ciò che può: - quel proletariato, insomma, che si metta in carreggiata per riuscire a risolvere (qui uso il gergo un po' sciatto dei pubblicisti) la così detta questione sociale, quel proletariato dovrà proporsi di eliminare, fra le altre forme di sfruttamento del prossimo, eziandio questa della vanagloria e della presunzione, e della singolare concorrenza che c'è tra coloro, che s'inscrivono da sé sul libro d'oro dei benemeriti della umanità. Anche quel libro va messo in falò, con tanti altri che han titolo di libri del debito pubblico.


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Discorrendo di socialismo e di filosofia
di Antonio Labriola
pagine 183