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      E... qui faccio punto, principalmente per non ripetermi, e per non ripetere a voi buona parte delle cose che ho messo nei due saggi: - del che voi non sentite, mi pare, il bisogno, e io, veramente, nemmeno.
     
     
      IV.
      Roma, 14 maggio '97
     
      Mi pare - tanto per tornare al primitivo argomento - che a voi stia in cima dei pensieri questa domanda: per quali vie, e in quali modi, sarebbe dato di avviare in Francia una scuola del materialismo storico? Non so se sia lecito a me di rispondere al quesito, senza aver l'aria di gareggiare con quei giornalisti di vecchio stampo, i quali davano, tanto sicuri di sé, consigli all'Europa, col grave rischio di rimanere, e difatti rimanevano, quasi sempre inascoltati. Mi ci proverò modestamente.
      Innanzi tutto mi sembra non debba esser cosa difficile si trovino in Francia editori e librai, i quali stampino e diffondano delle accurate traduzioni degli scritti di Marx, di Engels, e di quanti altri occorra. Sarebbe, per cominciare, il cominciamento migliore. Capisco che nell'arte del tradurre si va incontro a delle curiose difficoltà. Sono oramai trentasette anni dacché leggo in tedesco, e m'è parso sempre di osservare, che a noi popoli di lingue latine capiti addosso uno strano smarrimento delle attitudini linguistiche e letterarie, quante volte traduciamo da quell'idioma. Ciò che in tedesco è vivo, trasparente, efficace, diventa assai spesso, per es., in italiano, frigido, senza rilievo, e qualche volta a dirittura come di gergo. In coteste traduzioni, parlo s'intende delle comuni e correnti, va perduto, con gli effetti della insinuazione, l'affiato della persuasiva.


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Discorrendo di socialismo e di filosofia
di Antonio Labriola
pagine 183

   





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