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      Le armi e i modi della critica devono, da paese a paese, subire la legge della variabilità e dell'adattamento. Curare il malato e non la malattia; - in ciò consiste la modernità della medicina.
      A fare altrimenti di così, si rischia d'incorrere nella sorte toccata agli hegeliani, che vennero su in Italia dal 1840 al 1880, e specie nel Mezzogiorno, anzi a Napoli. Furono in parte dei semplici epigoni, ma alcuni furono pensatori di polso. Nel tutt'insieme rappresentavano una corrente rivoluzionaria di gran conto, a petto del tradizionale scolasticismo, dello spiritualismo alla francese e della filosofia del così detto buon senso. Di tal movimento pur qualcosa s'è risaputo in Francia; perché fu uno di questi hegeliani, e non il più profondo e forte di tutti, il Vera(14), che dette alla Francia appunto le più leggibili traduzioni, con copiosissimi commenti, di alcune delle opere fondamentali di Hegel. Di tutto quel movimento s'è perduta ora da noi la traccia e la memoria, nel giro di così pochi anni. Gli scritti di quei pensatori non si trovano che dai rivenditori di anticaglie e di bagattelle librarie. Cotesta dispersione nel nulla di tutta una attività scientifica, non certo irrilevante, non è solo dovuta alle vicende non sempre belle e laudabili della vita universitaria, né al solo dilagare epidemico del positivismo che manda qua e là frutti che paiono scienza da demi-monde, ma a ragioni più intrinseche. Quegli hegeliani scrissero, e insegnarono, e disputarono come se stessero, non a Napoli, ma a Berlino, o non so dove.


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Discorrendo di socialismo e di filosofia
di Antonio Labriola
pagine 183

   





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