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      Anch'io da giovane vissi in quella specie di palestra, e non me ne rincresce; vissi per anni con l'animo diviso fra Hegel e Spinoza: di quello difesi, con giovanile ingenuità, la dialettica contro lo Zeller che iniziava il neokantismo; di questo sapevo a memoria gli scritti, e ne esposi, con intendimento di innamorato, la teoria degli affetti e delle passioni. Ora tutte coteste cose mi tornano nella memoria come lontanissima preistoria. Avrò subita anch'io la mia negazione della negazione? Voi mi spronate a scrivere di comunismo: ma io temo sempre di far di cosa di nessun valore quanto alle forze mie, e di poco effetto quanto all'Italia.
     
      E lui a rispondermi...; ma qui faccio punto. Mi pare sia cosa presso che incivile il riprodurre senza urgente ragione di pubblico interesse, le lettere private, specie a breve tempo dalla morte di chi le scrisse. In tutti i casi, anche stralciando da tali lettere private ciò che può esservi di puramente occasionale, e serbandone solo ciò che è di dottrina e di scienza, esse fan sempre poca fede e son di poco peso, a fronte degli scritti meditatamente destinati alla pubblicità. Col crescere dell'interesse per il materialismo storico, e nel difetto di una letteratura, che estesamente e partitamente lo illustri, s'è dato il caso che Engels, negli ultimi anni di sua vita, qual professore che non sieda in cattedra, fosse interrogato, e anzi tormentato di continuo con infinite domande da parte di molti, che si iscrivevano spontanei da studenti liberi nella vagante ed eslege Università del socialismo.


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Discorrendo di socialismo e di filosofia
di Antonio Labriola
pagine 183

   





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