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      La indubbia ricorrenza del vizio metafisico, che alcune volte a dirittura confina con la mitologia, ci dee rendere indulgenti verso le cause e condizioni, o direttamente psichiche o più generalmente sociali, che per tanto tempo ritardarono in passato l'apparizione del pensiero critico, coscientemente sperimentale e cautamente antiverbalistico. Né vale di ricorrere alle tre epoche del Comte. È questione, sì, di quantitativo predominio della forma teologica o metafisica nelle diverse epoche della storia, ma non di esclusività qualitativa, a fronte della così detta epoca scientifica. Gli uomini non furon mai esclusivamente teologisti o metafisici, come non saranno mai esclusivamente scientifici. Il più umile selvaggio che paventa i feticci, sa che il fiume in discesa gli costa minor fatica, che non il fiume su cui nuoti contro corrente, e nel suo elementarissimo esercizio del lavoro ha in sé un embrione di esperienza e di scienza. Ai giorni nostri ci sono, viceversa, degli scienziati con la mente ingombra di mitologia. La metafisica, nel senso di ciò che sarebbe il contrario della correttezza scientifica, non è già un fatto precisamente così preistorico, da stare alla pari col tatuaggio e con l'antropofagia!
      Non è, spero, chi voglia mettere esclusivamente sul conto attivo del materialismo storico la vittoria definitiva su la metafisica, nella significazione usata qui innanzi, secondo Engels. Esso è, anzi, un caso particolare, per rispetto allo sviluppo del pensiero antimetafisico.


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Discorrendo di socialismo e di filosofia
di Antonio Labriola
pagine 183

   





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