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      Ora, quando la intelligenza è tanto progredita, da aver vinto gl'incantesimi della imaginatio e della ignorantia, i quali legano le sorti così poveramente prosaiche dell'ovvia vita cotidiana alle (fantasticate) forze trascendenti, non è più alla suggestione generica dell'ottimismo o del pessimismo che si tenga dietro. L'animo si volge al (prosaico) studio dei mezzi occorrenti a raggiungere, non quell'ente favoloso che dicesi la felicità, ma lo sviluppo normale delle attitudini; le quali, date le favorevoli condizioni sociali e naturali, fanno sì che la vita trovi se stessa la ragione dell'esser suo e della esplicazione sua. È qui il cominciamento di quella saggezza, che sola può giustificare la etichetta dell'homo sapiens.
      Il materialismo storico, come è la filosofia della vita, e non delle parvenze ideologiche di questa, sorpassa l'antitesi dell'ottimismo e del pessimismo; perché ne supera i termini, comprendendoli.
      La storia è si una serie dolorosamente interminabile di miserie; - il lavoro, che è la nota distintiva del vivere umano, è diventato il tormento e la maledizione della maggioranza degli uomini; - il lavoro, che è la premessa di ogni umana esistenza, è diventato il titolo alla soggezione del più gran numero degli uomini; - il lavoro, che è la condizione di ogni progresso, ha messo le sofferenze, le privazioni, i travagli e i patimenti del maggior numero degli uomini in servizio della comodità di pochi. Dunque la storia è un inferno: - anzi potrebb'esser rappresentata, in un lugubre dramma, come la tragedia del lavoro!


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Discorrendo di socialismo e di filosofia
di Antonio Labriola
pagine 183