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      - bisogna si rassegni a capire e ad ammettere, che cotesto complesso di vedute e di tendenze è nato e si è svolto sempre per entro la cerchia di una associazione, che ha variato di continuo in vario senso, ed è stata sempre, dal più al meno, contenuta da un più vasto e complicato ambiente storico-sociale, tanto per dirla con la prediletta espressione dei neologisti.
      Conviene aggiungere un'altra considerazione. In questo quarto d'ora di prosa scientifica, in cui noi ci troviamo al presente, non si dà a credere più a nessuno, che la massa dei raccolti nell'associazione cristiana sapessero e capissero mai nulla di preciso del variare dei dogmi, e delle sottili discussioni dei sapienti e dei dottori. Delle plebi di Antiochia, di Alessandria, di Costantinopoli, e così via, agitantisi intorno alle bandiere di Ano e di Atanasio, noi non conosciamo precisamente le passioni, gl'interessi, il modo cotidiano del vivere, e l'ingenito e abituale idiotismo; - non possiamo descriverle proprio come faremmo ora di Napoli o di Londra: - ma non saremo mai così ingenui da credere, che capissero un iota della lotta circa la sostanza, o semplicemente simile, o affatto identica, del figlio per rispetto al padre. Né misureremo la differenza reale degli artigiani di Ginevra da quei d'Italia nel secolo XVI, dal divario dottrinale fra Calvino e Bellarmino. Per ciò appunto la storia del cristianesimo riesce in gran parte oscura, perché essa ci fu quasi sempre tramandata attraverso agl'involucri e alle diciture ideologiche di quelli che furono il riflesso dogmatico-letterario dello svolgersi dell'associazione; in guisa che della vita pratica si sa relativamente poco, e questo poco si assottiglia fino al minimo quanto più si risale ai primi secoli.


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Discorrendo di socialismo e di filosofia
di Antonio Labriola
pagine 183

   





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