Pagina (129/183)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Questo è un mito storico, come la Sparta dei retori ateniesi, come la Roma antica dei ghibellini decadenti del XVI secolo, come tutte le creazioni fantasmagoriche di un passato paradisiaco, o d'un futuro non raggiungibile ancora. Questo mito storico ha assunto forme diverse. I settarii che si ribellarono alla cattolicità, o appena avviata o già trionfante da un pezzo, quei settarii, dico, che con ispirito di vera eguaglianza democratica, in determinate circostanze storiche, dai montanisti agli anabatisti, si sollevarono contro la chiesa profanamente terrena, e ortodossamente gerarchica, ebbero bisogno di rifarsi nella fantasia il cristianesimo vero, ossia la semplice vita protoevangelica, mentre proclamavano decadenza, aberrazione, opera di satana, tutto l'accaduto dappoi. A questo cristianesimo vero verissimo si appellarono assai spesso i comunisti ingenui, cui giovava, in difetto di ogni altra adeguata idea sul modo d'essere di questo ingiusto mondo delle misere disuguaglianze, di farsi delle proprie aspirazioni come un quadro, e questo potea trovare, come in tanti altri ricordi veri o fantastici, i motivi e il colorito nella poesia evangelica. Così accade fino a Weitling, che anche lui compose un: Evangelo del povero peccatore. E perché dovrei non ricordare quei Saint-Simoniani, che favoleggiando di un cristianesimo più vero, di là da venire, in quello proiettarono tutte le aspirazioni della loro riscaldata fantasia?
      Per tutte queste, e per tante altre cause, sta come campata in aria, nella mente di molti, l'immagine fantasiosa di un cristianesimo ultraperfettissimo, che sarebbe difforme, anzi per alcuni è assolutamente difforme - da tutto ciò che la volgare storia conosce e dà per cristiano; da che Stefano fu lapidato, fino alla Santa Inquisizione, che spedì all'altro mondo tante caterve d'infedeli; da che lo scalzo pescatore Pietro nei suoi paurosi dinieghi fece la parte dell'accorto Sancio Panza, fino a che papa Pio s'è compensato, con la infallibilità, del potere terreno che andava perdendo; dall'agape ebionitica dei poveri visitati dal Paracleto, ai gesuiti che armano delle flotte e fanno imprese commerciali, da precursori arditi della politica coloniale dell'evo borghese; dal Rabbi di Nazareth, che dice non esser di questo mondo il regno suo, ai vescovi ed altri prelati occupanti in nome suo per secoli, come proprietarii e come sovrani, dal quinto al terzo delle terre secondo i paesi, compresovi in alcuni luoghi il ius primae noctis, Chi per una ragione o per l'altra, e sia pure per semplice ipocrisia letteraria, crede a quel cristianesimo verissimo, è naturale sia imbrogliato a spiegare donde sia poscia nato questo men vero, o assolutamente aberrato, che noi tutti conosciamo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Discorrendo di socialismo e di filosofia
di Antonio Labriola
pagine 183

   





Sparta Roma Weitling Evangelo Saint-Simoniani Stefano Santa Inquisizione Pietro Sancio Panza Pio Paracleto Rabbi Nazareth