Pagina (140/183)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Se m'abbandonassi poi all'estro della conversazione, chi sa dove andrei a finire! - le lettere diverrebbero una letteratura. Di ciò voi non mi sapreste grado; per quanto potesse allietarsene il signor Croce, il quale vorrebbe mettere in tutti il suo istinto di prolificazione letteraria. Lui fa un curioso contrasto con le dolci abitudini di questa dolce Napoli, nella quale gli uomini - come i Lotofagi che ogni altro cibo aveano in dispregio - vivono immersi nel solo presente, e par che, proprio in cospetto della statua di G. B. Vico, allegramente faccian le fiche alla filosofia della storia.
     
      Ma, pur volendo una buona volta finire, mi conviene di mettere in carta alcune altre brevi note ancora.
      Mi pare, innanzi tutto, che voi, non per curiosità vostra, ma quasi mettendovi ad arte nei panni del comune dei lettori, domandiate: c'è mai modo di fare intendere, per via facile e piana, in che consista quella dialettica, che così spesso s'invoca a dilucidazione dell'intrinseco del materialismo storico? E potreste, credo, aggiungere, che il concetto della dialettica riesce ostico, ai puri empiristi, ai metafisici sopravvissuti, e a quei popolari evoluzionisti, i quali così volentieri s'abbandonano alla generica impressione di ciò che è e trapassa, apparisce e sparisce, nasce e muore, e nella parola evoluzione non esprimono, da ultimo, l'atto del comprendere, ma l'incomprensibile: mentre, all'incontro, nella concezione dialettica s'intende di formulare un ritmo del pensiero, che riproduca il ritmo più generale della realtà che diviene.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Discorrendo di socialismo e di filosofia
di Antonio Labriola
pagine 183

   





Croce Napoli Lotofagi Vico