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      Si distingue dalla scuola classica (che non fu tanto antistorica, come è parso a molti, e come ha dimostrato R. SCHÜLLER: Die klassische Nationalökonomie, Berlin 1895), per la tendenza a un più alto grado di astrazione e di generalizzazione. Si prova a mettere in maggiore evidenza gli stati psichici, che precedono ed accompagnano gli atti ed i rapporti economici. Usa ed abusa degli espedienti matematici. Non è la superistoria, sebbene metta assai spesso in iscena le robinsonate, che dissimula però sotto la veste di una sottile psicologia individualistica: anzi è tanto poco la superistoria, che da questa storia attuale assume due dati, facendone dei presupposti estremi, ossia la libertà del lavoro e la libertà di concorrenza spinte per ipotesi al massimo. Per ciò essa è, in ciò che reca, afferrabile, comprensibile e discutibile; perché è confrontabile con l'esperienza della quale è spesso una forzata ed unilaterale interpretazione. (Alla generalità del pubblico francese ora è dato di leggere in forma chiara e piana la esposizione sommaria della teoria del valore di cotesta scuola nel libro di E. PETIT: Etude critique der différentes théories de la valeur, Paris 1897).
      Tornando al Croce non saprei nascondere la mia maraviglia, che egli (note I e 2 a p. 14) trovi a ridire contro l'Engels, perché questi una volta chiami storica la scienza dell'economia, e un'altra volta poi parli di economia teoretica. Per chi si fermasse alle parole sole basterebbe di dire, come storico in quel caso li è l'opposto del naturale nel senso del fisso e dell'immutabile (le famose leggi naturali della economia volgare), e il teoretico è detto in opposizione al conoscere grossolanamente descrittivo ed empirico.


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Discorrendo di socialismo e di filosofia
di Antonio Labriola
pagine 183

   





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