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      Ma non mi appellai mai, in tale polemica, né al materialismo, né all'ateismo, etc., come soglion fare gli ideologi. Mi appellai sempre all'interesse pratico della nostra borghesia, la quale, per dirla in due parole, non può fare a meno di due simboli a un tempo: - dell'Inno di Garibaldi e della Marcia Reale. La impossibilità pratica di un vero e proprio partito conservatore è una delle note caratteristiche del nostro paese; - perché qui conservare vorrebbe dir distruggere. Del resto i nostri preti, italianamente prosaici anche loro, miran sempre al regno di Dio in terra, maneggiano gli affari da umanisti in ritardo, e importano, quali articoli di lusso, dalla Germania e dall'Austria, la teologia, l'erudizione sacra, la democrazia cristiana e le casse confessionali.
      (45) "L'Italia ha bisogno di progredire materialmente, moralmente, intellettualmente. Io spero che voi vedrete un'Italia, nella quale l'atavistico assetto della coltura dei campi sarà soppiantato dalla introduzione delle macchine e dalle larghe applicazioni della chimica; e che vediate strappata ai corsi superiori dei fiumi, e forse alle onde del mare ed ai venti, la forza generatrice della elettricità, che sola può compensarci del carbon fossile che ci manca. Io mi auguro che voi vedrete spariti dall'Italia gli analfabeti, e con essi gli uomini che non son cittadini, e le plebi che non son popolo. Voi sarete forse testimoni e parte di una politica, la cui orientazione sarà determinata dalla coscienza della cresciuta coltura, e dalla moltiplicata potenza economica, e non più dalle pitoccate alleanze, e dalle imprese fantasticamente avventurose, che terminano poi in atti di prudenza che paiono viltà". Così dicevo l'anno passato, nel discorso inaugurale della Università di Roma, il dì 14 novembre, volgendomi ai giovani: e son queste le parole appunto che levarono tanto rumore (Cfr.


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Discorrendo di socialismo e di filosofia
di Antonio Labriola
pagine 183

   





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