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      Ma donde nacquero, e come si reggono coteste disuguaglianze, che paion tanto irrazionali alla luce di un così semplice e semplicistico concetto della giustizia? Il Manifesto apparve come la recisa negazione del principio della eguaglianza, così ingenuamente e così grossolanamente inteso. Nell'atto che annuncia come inevitabile l'abolizione delle classi nella futura forma di produzione collettiva, di queste classi stesse, come esse sono, come nacquero e come divennero, dà ragione come di un fatto, che non è l'eccezione o la deroga ad un principio astratto, ma anzi è lo stesso processo della storia.
      Come il proletariato moderno suppone la borghesia, così questa non vive senza di esso. E l'uno e l'altra sono il resultuto di un processo di formazione, che tutto poggia sul nuovo modo di produrre i mezzi necessarii alla vita; cioè tutto poggia sul modo della produzione economica. La società borghese è sorta dalla società corporativa e feudale, e ne è sorta lottando, e rivoluzionando ciò che aveva dinanzi a sé, per impossessarsi degl'istrumenti e dei mezzi della produzione, i quali tutti poi culminano nella formazione, nell'allargamento, e nella riproduzione e moltiplicazione del capitale. Descrivere la origine ed il progresso della borghesia, nelle sue varie fasi, esporre i suoi successi nello sviluppo colossale della tecnica e nella conquista del mercato mondiale, indicare le conseguenti trasformazioni politiche, che di tali conquiste sono l'espressione, le difese e il resultato, vuol dire fare al tempo stesso la storia del proletariato.


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In memoria del Manifesto dei comunisti
di Antonio Labriola
1895 pagine 79

   





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