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      La morte anche qui nella forma sociale, come è accaduto in altro ramo di scienza per la morte naturale, è diventata un caso fisiologico.
      Il Manifesto non dette, né dovea dare il disegno della società futura. Disse, invece, come la presente si dissolverà per la dinamica progressiva delle sue forze immanenti. A intender ciò occorreva principalmente la esposizione dello sviluppo della borghesia; e questa fu fatta in rapidi cenni, che sono un capitolo esemplare di filosofia della storia, capace sì di ritocchi e di complementi, e soprattutto di largo sviluppo, ma che non ammette correzione nel suo intrinseco1.
      Saint-Simon e Fourier, tuttoché non riprodotti nel tenore delle loto idee, né imitati nell'andamento delle loro trattazioni, rimanevano, per tale elevazione teoretica, come giustificati ed inverati. Ideologi ambedue, essi aveano per anticipazione di singolare genialità superata dentro di sé l'epoca liberale, che nell'orizzonte loro culminava nella Grande Rivoluzione. Il primo capovolse la interpretazione della storia dal diritto all'economia, e dalla politica alla fisica sociale, e, in mezzo a molte incertezze d'intendimento idealistico e d'intendimento positivo, trovò quasi la genesi del terzo stato. L'altro, per ignoranza di particolari, o in genere non noti ancora, o da lui trascurati, e per esuberanza d'ingegno non disciplinato, fantasticò una gran sequela di epoche storiche, vagamente distinte e contrassegnate per certi indici del principio direttivo delle forme di produzione e di distribuzione.


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In memoria del Manifesto dei comunisti
di Antonio Labriola
1895 pagine 79

   





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