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      L'auspicata congiunzione dei comunisti e dei proletarii1 è oramai un fatto. Questi cinquant'anni furono la prova sempre crescente della ribellione sempre cresciuta delle forze produttive contro le forme della produzione.
      Fuori di questa lezione intuitiva delle cose, noi non abbiamo da offrire altra risposta, noi utopisti, a quelli che parlano ancora di turbamenti meteorici, che, secondo l'opinione loro, torneranno tutti alla calma di questa insuperata ed insuperabile epoca di civiltà. E tale lezione basta.
      A undici anni dalla pubblicazione del Manifesto, Marx racchiudeva in chiara e trasparente formula i principii direttivi della interpretazione materialistica della storia; e ciò nella prefazione ad un libro, che è il prodromo del Capitale2. Ecco riprodotto il brano:
     
      Il primo lavoro da me intrapreso, per risolvere i dubbii che mi assediavano, fu quello di una revisione critica della Filosofia del diritto di Hegel; del quale lavoro apparve la prefazione nei "Deutsch-Französische Jahrbücher" pubblicati a Parigi nel 1844. La mia ricerca mise capo in questo resultato: che i rapporti giuridici e le forme politiche dello stato non possono intendersi, né per se stessi, né per mezzo del così detto sviluppo generale dello spirito umano; ma anzi hanno radice nei rapporti materiali della vita, il cui complesso Hegel raccoglieva sotto al nome di società civile, secondo l'uso dei francesi ed inglesi del secolo decimottavo; e che inoltre l'anatomia della società civile è da cercare nell'economia politica.


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In memoria del Manifesto dei comunisti
di Antonio Labriola
1895 pagine 79

   





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