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      E più in qua lo scritto, che ha per titolo: Il diciotto Brumaio di Luigi Bonaparte2, fu il primo tentativo di plasmare la nuova concezione storica nel racconto di un ordine di fatti, che sia chiuso in termini di tempo precisi. Non è, certo, piccola difficoltà quella di risalire dal moto apparente al moto reale della storia, per iscovrirne il nesso intimo. Cioè, ci è grande difficoltà a risalire dagl'indici passionati oratorii, parlamentari, elettorali e simili, all'intimo ingranaggio sociale, per iscovrire in questo, dichiarandoli, i vari interessi dei grandi e dei piccoli borghesi, dei contadini, degli artigiani e degli operai, dei preti e dei soldati, dei banchieri, degli usurai e della canaglia; i quali interessi operano, consapevolmente o inconsciamente che siasi, urtandosi, elidendosi, combinandosi, o fondendosi nella disarmonica vita dei civilizzati.
      La crisi era passata, ed era passata precisamente nei paesi, che costituivano il terreno storico dal quale il comunismo critico era sorto. Intendere la reazione nelle sue riposte cause economiche era tutto quello che i comunisti critici potessero fare; perché, per il momento, intendere la reazione era come continuare l'opera della rivoluzione. Così accadde, in altre condizioni e forme, venti anni dopo, quando Marx, in nome della Internazionale, scrisse nell'opuscolo su la Guerra civile in Francia una apologia della Comune, che fu al tempo stesso la critica obiettiva di quella.
      L'eroica rassegnazione, con la quale Marx uscì di dopo il 1850 dall'arena politica, ha un riscontro nel suo ritiro dalla Internazionale, dopo il Congresso dell'Aia nel 1872. Ai biografi i due fatti possono interessare per ritrovarvi dentro il suo carattere personale; nel quale, in effetti, e le idee e il temperamento, e la politica e il pensiero facevano tutt'uno.


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In memoria del Manifesto dei comunisti
di Antonio Labriola
1895 pagine 79

   





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