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      Democratica fu la costituzione della Lega dei comunisti; democratico fu il suo modo di procedere, anche nell'accogliere, discutendola, la nuova dottrina; democratica fu la sua condotta nel mescolarsi alla rivoluzione del 1848, e nel partecipare alla resistenza insurrezionale contro l'invadente reazione; democratico fu, da ultimo, perfino il modo della sua dissoluzione. In quel primo incunabulo dei nostri attuali partiti, in quella, dirò così, prima cellula del nostro complesso, elastico e sviluppatissimo organismo, oltre alla coscienza della missione da compiere come precorrimento, era già la forma e il metodo di convivenza, che soli convengono ai preparatori della rivoluzione proletaria. La setta era superata di fatto. Il predominio immediato e fantastico dell'individuo era già eliminato. Predominava la disciplina attinta alla esperienza della necessità, e alla dottrina, che di quella necessità deve essere appunto la coscienza riflessa. Così fu parimenti della Internazionale, il cui procedere parve autoritario solo a quelli, che non riuscirono ad introdurvi e a farvi valere l'importuna o fatua autorità propria. Così è e deve essere nei partiti proletarii, e dove ciò non è, o non può essere ancora, l'agitazione proletaria, elementare appena e confusa, genera soltanto illusioni, o dà pretesto all'intrigo. Ciò che così non è, sarà la conventicola, nella quale accanto all'illuso siede il pazzo e la spia. O sarà la setta dei Fratelli Internazionali, che come parassita si attaccò alla Internazionale, e la espose al discredito.


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In memoria del Manifesto dei comunisti
di Antonio Labriola
1895 pagine 79

   





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