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      Come italiano ritorno io tanto più volentieri su questo primo inizio del socialismo moderno, perché, per la mia parte almeno, non rimanga senza effetto un recente monito dell'Engels:
     
      E così la scoverta, che, sempre e da per tutto, le condizioni e gli accadimenti politici trovino la loro spiegazione nelle rispettive condizioni economiche, non sarebbe stata punto fatta da Marx nell'anno 1845, ma anzi dal signor Loria nel r886. Per lo meno egli è riuscito ad imporre tale credenza ai suoi concittadini, e da che il suo libro fu tradotto in Francia, anche ad alcuni francesi, e può ora andare attorno per l'Italia tronfio e pettoruto, come scovritore di una teoria che fa epoca; finché i socialisti del suo paese non trovino il tempo di strappare all'illustre Loria le rubate penne di pavone2.
     
      Vorrei finire; ma conviene m'indugi ancora.
      Da tutte le parti e da tutti i campi si levano proteste, sorgono lamenti, si affacciano obiezioni contro il materialismo storico. E al coro mescolano, di qua e ai là, la voce loro i socialisti immaturi, i socialisti filantropici, o i socialisti sentimentali e alquanto isterici. E poi ricomparisce, come monito, la questione del ventre. E son tanti quelli che giuocano di scherma logica con le categorie astratte dell'egoismo e dell'altruismo; e per molti vien sempre in buon punto la ormai inevitabile lotta per l'esistenza!
     
      Morale! Ma non l'abbiamo noi udita da un pezzo già la lezione di cotesta morale dell'epoca borghese, dalla Favola delle Api di quel Mandeville, che fu coetaneo della prima formazione della Economia classica?


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In memoria del Manifesto dei comunisti
di Antonio Labriola
1895 pagine 79

   





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