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      Intendere è superare (Hegel).
     
     
      Quando il Manifesto, già cinquanta anni fa, elevava i proletarii, da compatiti miseri, a predestinati sotterratori della borghesia, alla immaginazione degli scrittori di esso, che mal dissimulavano l'idealismo della loro intellettuale passione nella gravità dello stile, assai angusto doveva apparire il perimetro del presagito cimitero. Il perimetro probabile, per figura di fantasia, non abbracciava allora se non la Francia e l'Inghilterra, e avrebbe appena lambito gli estremi confini di altri paesi, come ad esempio della Germania. Ora cotesto perimetro ci appare immenso, per l'estendersi rapido e colossale della forma della produzione borghese, che allarga, generalizza e moltiplica, per contraccolpo, il movimento del proletariato, e fa vastissima la scena su la quale spazia l'aspettativa del comunismo. Il cimitero s'ingrandisce a perdita di vista. Più forze di produzione il mago va evocando, e più forze di ribellione contro di sé esso suscita e prepara.
      A quanti furono comunisti ideologici, religiosi ed utopistici, o a dirittura profetici od apocalittici, parve sempre in passato, che il regno della giustizia, della eguaglianza e della felicità dovesse avere per teatro il mondo intero. Per ora la conquista del mondo la fa l'epoca dei civilizzati; cioè la società, che si regge su le antitesi delle classi, e su la dominazione di classe, nella forma della produzione borghese (il Giappone insegni!). La coesistenza delle due nazioni in uno e medesimo stato, che fu già precisata dal divino Platone, si perpetua.


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In memoria del Manifesto dei comunisti
di Antonio Labriola
1895 pagine 79

   





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