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      Per altro, non era stato Cesare calvo? E poi, quale re calvo o qual calvo figlio di re e posa e gestisce e parla e guarda e fa silenzio colla solennità imperturbabile come fa lui? - Sì, è vero! Ma intanto, chi lo conobbe ai dì quando la sua bella testa bionda e ricciuta pareva quella d'un angiolo circonfusa di faville d'oro, non sa tenersi dall'esclamare con vero rimpianto: «O poeta di venti anni, come eri grazioso colla giacchettina, colla piccola paglietta, di sotto alla quale uscivano i tuoi riccioli biondi, e col tuo eterno bastoncello di loto!» - Grido, questo, d'un altro buttero innamorato del piccolo Gabriele non ancora onorato di calva mascolinità! - Ma di cosiffatti rimpianti Gabriele adesso si ride, poichè quella sua paglietta e quella sua giacchettina barattò ben presto con dei guardaroba così variamente e riccamente forniti da disgradarne quelli delle più famose cortigiane. - E chiudo la parentesi. -
     
     *

      La trasformazione di Gabriele da butterino in Dandy trasse di bocca allo Scarfoglio questa esclamazione: «Diavolo! Gabriele si è dunque imbecillito?» E in pubblico si pose a chiamarlo «piccolo selvaggio rincivilito; cagnolino con un nastrino di seta al collo».
      Ohimè! Era gelosia o era invidia?
      No - egli tiene a dircelo - non era invidia. - Sentitelo:
      «Ed ora mi tocca a dir male di un giovane che io ho sempre perseguìto d'un affetto più che fraterno... - (affetto, cioè, d'innamorato) - a rischio di essere accusato di un turpissimo peccato, quello dell'invidia.


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La Superfemina abruzzese
di Enotrio Ladenarda
Pedone Lauriel Palermo
1914 pagine 253

   





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