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      Voi potete addestrare quanti marmocchi vi talenti a ripetere con esattezza una filza di nomi; ma, quanto a chieder loro qual senso è in essi riposto, e, sopratutto, quali segreti legami essi hanno fra loro e coi nomi di tutte le altre cose, questo è impossibile. Ora, la sbalordente nomenclatura dannunziana è quella stessa che è depositata nei dizionarî; essa è solo nomenclatura, non è corpo, non è organismo, non è cosa vivente: la nomenclatura può produrre sì gran miracolo solo quando chi se ne serve abbia la visione interiore dalle cose, che, come singoli nomi, sono, sì, le pietre che debbono formare un'architettura, ma non sono architettura.
     
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      Ma il più bello dei suoi studî fu quello di trasformare tutto sè stesso in un auto-réclame chiassosa e scandalosa. Ben è vero che a tanto egli giunse solo più tardi, quando, avendo già messo i piedi sulla strada consolare della pornografia, il gran successo pecuniario lo pose in grado di sfoggiarla da gran signore. Simile alle cortigiane che - per tener alto il loro prestigio, e più alta ancora la loro tariffa - spendono molto più di quello che truffano ai gonzi, Gabriele, nel quale già spuntava il «Divo», dava fondo in pochi giorni e sovente in poche ore, ai vistosi emolumenti dei suoi editori - (veri mezzani fra i lettori e lui) - col calcolato scopo che tutta la stampa narrasse al mondo le sue eccentricità, le pazzie da lui prese in prestito: fu così che il suo nome divenne celeberrimo e perfino familiare lippis et tonsoribus.


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La Superfemina abruzzese
di Enotrio Ladenarda
Pedone Lauriel Palermo
1914 pagine 253

   





Gabriele