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      Ecco perchè cotesti disgraziati non solo conferiscono alle femine che vivono nella loro accesa fantasia qualità corporee sempre perfette, ma anche passioni rabbiosamente lascive.
     
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      L'opera del D'Annunzio costa ormai di molti volumi; ma se sottoponete quest'opera alla decomposizione della critica penetrativa per conoscere le fonti da cui essa scaturisce, voi vedrete che una sola ne è la fonte: la «satiriasi fantastica», che in lui è, a buona ragione, accentuatissima, in compenso del parziale, se non totale, difetto di funzione in un certo organo. E voi troverete ancora che, solo per dissimulare cotesto parziale o totale difetto, egli si è dato a immaginare romanzi e drammi, i cui protagonisti, se uomini, sono in preda alla satiriasi; se donne, sono in preda alla ninfomania. E troverete in ultimo che nei suoi «eroi» egli rappresenta costantemente sè stesso, affinchè si pensi e si dica di lui: «Che formidabile maschio!»
     
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      Certissima cosa è che Gabriele non avrebbe osato scrivere un così gran numero di libri quasi tutti traboccanti di libidine, quali il Piacere, il Trionfo della morte, Forse che sì, forse che no, La Figlia di Jorio, Fuoco, San Sebastiano, ecc. ecc., se alla pubblicazione del Canto novo, nel quale egli osava offrire al pubblico il primo frutto della sua «satiriasi fantastica», gl'imbecilli moralisti di quel tempo lo avessero lasciato morire nel silenzio. In quella vece, essi lo assalirono a gran voci facendogli attorno la più clamorosa réclame, la quale produsse due effetti non voluti: quello d'indurre chi ancora lo ignorava a comprare il Canto novo, e quello di rendere famoso il suo nome presso tutti gli onanisti d'Italia.


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La Superfemina abruzzese
di Enotrio Ladenarda
Pedone Lauriel Palermo
1914 pagine 253

   





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