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      Ma questo sedicente superuomo è anche un superpoeta, perchè, come egli afferma, e come affermano i suoi moretti, egli solo ha la facoltà di vivere nel meraviglioso mondo «superterrestre»; ragion per cui egli è poeta per eccellenza «panico».
      È questa una parola di recente adozione e in gran moda presso i critici barbieri che van per la maggiore: è voce dannunziana, e basta! Poeta panico, cioè, poeta universale. Ehi! Non pare anche a voi che sia questo un assai modesto epiteto a petto all'«universalità» in cui spazia il grande minuscolo Gabriele? - Ohimè, a quali aberrazzioni è soggetta oggi certa gente che, alla maniera dell'idol suo, presume tenere per suo uso esclusivo la supremazia della ragione e del giudizio! Ma tal cosa: non accade anche ai pazzi? E non ci sono di coloro che «effettivamente» vedono le cose colorate in modo diverso da quello come tutti le vediamo? Ebbene, ponetevi a persuadere costoro che essi sono dei disgraziati: è come se vi metteste a lavare la testa agli asini: ci perdereste il ranno e il sapone.
      Dunque, poeta e, per giunta «panico» il D'Annunzio!
      Ohimè! Ma panico è un titolo di sì grande onore che noi lo diamo, per esempio, a un Victor Hugo; il che vuol dire che - ad essere poeta «universale» - è necessario essere un tale gigante da potersi adeguare all'Universo, essere, come la natura, capace di sollevare senza sforzo - cioè con necessità di ragione - tanto il fuscellino, quanto intere coste di montagne; è necessario poter sentire e comprendere che nella vita del microzoari agisce la stessa forza che muove in giro la grande nebulosa; è necessario sapere intuire l'espressione ritmica che è nei rapporti geometrico-matematici fra tutte le cose del mondo esteriore e fra le palpitazioni, quali esse siano, delicate o tempestose, del mondo interiore; è necessario, in altre parole, che il poeta sia - sempre - vero e sincero nelle ideazioni, nelle immagini e nei sentimenti, nei quali egli va traducendo la vita esteriore e la vita interiore, così diverse in apparenza e così affini tra loro!


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La Superfemina abruzzese
di Enotrio Ladenarda
Pedone Lauriel Palermo
1914 pagine 253

   





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