Pagina (68/253)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      E da questa selva di similitudini vien fuori la prova dell'aridità della fantasia di Gabriele, che non vede mai bene e netto ciò che vuole descrivere. Incapace di giungere con occhio intuitivo alla qualità essenziale delle cose, egli ne enumera tutte le qualità accidentali, le quali tutte insieme non valgono mai quell'una che egli s'illude raggiungere affastellando immagini a immagini, similitudini a similitudini, delle quali egli ha dissemiseminate nei suoi libri, prose e versi, un numero sbalorditoio, qualche cosa come venticinquemila; ma saranno di più, considerando che se ne trova almeno una in ogni suo rigo e in ogni suo verso, fabbricando con esse quel suo stile «prezioso» pel quale si è dato - (e vuole che tutti lo riconoscano per suo titolo maggiore) - il titolo d'«Immaginifico».
     
     *

      Qualcuno si è domandato:
      «Come mai questa natura limitatissima confinata nella sua sensualità animale, chiusa alla sentimentalità, priva di un proprio mondo interiore di affetti e di idee, impotente a creare persone vive e affetti persuasivi, incapace di sentire il ridicolo della sua falsità e forzatura, come mai ha potuto creare opere che - non ostante la segreta inconsistenza - hanno un fascino incomparabile?»
      Per rispondere a questa domanda è giocoforza fare un'altra domanda: Su chi esse - le opere del D'Annunzio - hanno un fascino incomparabile? - Certo - e l'ho già fatto osservare - anche un fascino incomparabile esercitano i contastorie sugli analfabeti che lo stanno ad ascoltare a bocca aperta.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La Superfemina abruzzese
di Enotrio Ladenarda
Pedone Lauriel Palermo
1914 pagine 253

   





Gabriele D'Annunzio