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      E dire che noi si credeva che anima egli non ne avesse, non che una, nemmeno mezza!
      Ed ora pensate: Avvi cosa alcuna, per difficile che sia, la quale possa riuscire impossibile a chi possegga anime diecimila? - Udite, adunque, la mirabile cosa cui egli si accinse un giorno, cioè, una notte, con l'aiuto clamoroso di tutte coteste anime.
     
     *

      Sì, era una notte d'estate; non sappiamo di qual mese, nè sappiamo in quale ora poichè egli non cel dice, ma, certo, faceva un gran caldo, e Gabriele aveva deposto ogni suo prezioso indumento, quando.... - questo, sì, ce lo dice - quando «egli si sentì e si vide tutto bello per tutto l'essere suo, bello come belli sono solo i giovani raffigurati negli eterni miti ellenici.» - E mentre egli sta - come sempre - ad ammirarsi, ecco, entra nella sua camera Dioniso - il Dio del vino e della gioja - il quale gli dà a mangiare un suo portentoso grappolo d'uva «che ha i sapori di tutte le vendemmie» - o, se piace meglio, i sapori di tutti i vini. Che bellezza! - Bacco va via, ed ecco, certo attratta dalla di lui adonica venustà, irrompe nella camera Venere Afrodite, che, tutta ignuda e irresistibilmente salace, lo bacia sulla bocca e gli mette in corpo tutte le fiamme dell'amore, meglio ancora, le fiamme d'ogni specie e sotto-specie d'amore, l'amore incestuoso compreso.
      - Ah! - dico io - i privilegi dei superuomini dalle diecimila anime! Ne avete mai ricevute di cosiffatte visite voi, inferuomini, poveri possessori di un'anima sola?


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La Superfemina abruzzese
di Enotrio Ladenarda
Pedone Lauriel Palermo
1914 pagine 253

   





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