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      - La signora Cristina aveva ripreso a fare e a disfare il mazzo di viole. - E intanto la sala rumoreggiava pel lungo, inqualificabile indugio. Fu giocoforza tirar su il sipario.
     
     *

      Lo Zacconi e la Cristina - come due eroi votati alla morte - fanno prodigî: sì, sono due grandi istrioni che conoscono tutti i trabocchelli del difficile mestiere, ed essi li scansano con meravigliosa destrezza. Si direbbe che il Divo abbia a bella posta costruito i più formidabili ostacoli, mettendo insieme le stupidità più stupifacenti, per porre alla più dura prova la loro bravura. È una lotta titanica fra il buonsenso dei due valorosi artisti contro il non-senso dei due personaggi che essi rappresentano. Sì, è un lavoro di una titanica errata-corrige che i due attori si sforzano di apportare, colla loro voce e coi loro gesti, a quella «cosa informe» che una stampa venale ed incosciente aveva, con sperticate lodi, imposta alla pubblica ammirazione come un meraviglioso capolavoro. E del loro sforzo titanico gli spettatori si avvidero: tutti ebbero come una parola d'ordine, tutti ebbero lo stesso pensiero: salviamo gli artisti. - Bisognava che il Divo capisse che i fischi erano solo per lui. E li applaudirono.
     
     *

      Re Riccardi suppose che si applaudisse la «tragedia» (?) e si pose a chiedere: D'Annunzio dov'è? Dov'è D'Annunzio? - E lo andò cercando per ogni angolo, mentre altri correvano di qua e di là allo stesso scopo. Il custode dell'ingresso al teatro da via Torino assicurava di averlo veduto rientrare.


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La Superfemina abruzzese
di Enotrio Ladenarda
Pedone Lauriel Palermo
1914 pagine 253

   





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