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      Sorta dalla mia più vigile angoscia..... - Non m'interrompete, di grazia. Lo so, lo so: voi vorreste sapere quale è la mia più vigile angoscia, dalla quale è sorta questa mia tragedia. Ma! E lo so io forse? E poi se le parole son belle, è necessario, forse, che significhino qualche cosa? E dunque? - «Sorta dalla mia più vigile angoscia colla spontaneità di un grido....
      - Come il fiat lux di Domineddio?
      - Sissignori!
      .....ella sembra composta sotto l'insegnamento assiduo dei primi tragedi.....
      ..... - Sembra! Ho io detto sembra? Sì, è mio costume di sballarle un po' grosse; ma ciò io faccio per far piacere a voi altri, che - solo per questo - mi applaudite. È evidente che, poichè questa mia «più nobile tragedia» l'ho scritta io, chi, se non io, può e deve sapere se io l'abbia o non l'abbia composta sotto l'insegnamento assiduo dei tragedi greci? E allora, perchè - imitando il fu microcefalo Giovannino, mio fratello minore e maggiore - vi dico che sembra? - È composta, o sembra composta? Sembra? - ma allora non è. È? - ma allora non sembra. Ciò che sembra non è quel che sembra, ma è altra cosa da quello che sembra; onde è chiaro che questa mia «più nobile tragedia» la quale sembra composta... non è composta. Non è così? E allora applauditemi. - E vo' che mi applaudiate anche per quello che vi dico ora:
      «Se io contemplo questa mia più nobile tragedia, gli accordi e i riscontri che io discopro in lei coi capolavori di Eschilo, di Sofocle e di Euripide, sono per me inattesi.» - Il che, come vedete, significa, nientemeno!, che questa mia «più nobile tragedia» si accorda cogli esemplari augusti dei tragedi greci senza che io lo volessi o sapessi!


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La Superfemina abruzzese
di Enotrio Ladenarda
Pedone Lauriel Palermo
1914 pagine 253

   





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