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      Meno che niente.
      Ma la femminilità del D'Annunzio è ancora più visibile e tangibile nelle per interminabile prolissità famose didascalie delle sue tragedie, ohimè, tutte, ormai, morte e seppellite! - Ecco qua le didascalie che egli premise ai due «Episodî» nei quali è diviso Più che l'amore, la sua - come egli l'ha battezzata -più nobile opera:
     
     *

      Primo Episodio:
      - Appare una stanza spaziosa..... - (non più spaziosa, cred'io, del palcoscenico) - e imbiancata nella casa di Virginio Vesta ingegnere idraulico.... pardon!) - ingegnere d'acqua (sic), che sta.... - (l'ingegnere o la casa?) - che sta lungo il Tevere, alle Marmorate, tra l'Aventino e il Testaccio... - (non altrove, per carità!) - Una finestra è a manritta, una porta a manca, un'altra in fondo... Alle pareti pendono tabelle di formole... - (algebriche e geometriche inscrittevi con esattezza matematica) - tavole grafiche, grandi carte ove son figurati i corsi dei fiumi.... (perciò di tutti i fiumi!) - dei torrenti, dei canali, gli apparecchi delle fontane, gli spaccati delle cisterne, delle condotte, dei serbatoi, delle chiuse, delle dighe, dei ponti; le opere di presa e di difesa, i congegni delle nuove macchine per inalzare, condurre, governare le acque... - (Ed è a credere che ciascuno degli spettatori, che si suppone siano tutti ingegneri d'acqua e tutti dotati d'occhi di lince, esaminando da lontano cosiffatto apparato tecnico strumentale, resti soddisfatto e si metta ad applaudire). - Scaffali bassi ricorrono intorno carichi di volumi.


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La Superfemina abruzzese
di Enotrio Ladenarda
Pedone Lauriel Palermo
1914 pagine 253

   





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