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      I mietitori fanno l'incanata,
      nel vino rosso mai non mettono acqua.
      Come parla Ornella:
      E per ogni mannella una sorsata,
      e il piede della bica è la caraffa.
      Quanta verità, che naturalezza in queste espressioni in bocca di quattro persone, che usano la stessa misura di parole e lo stesso fraseggiare!
      Sentite come parla alle sorelle «l'anima primitiva» di Alige:
      E voi, creature, non più
      m'è dato chiamare sorelle,
      nè più nominare m'è datoi nomi che il battesmo v'impose,
      che m'eran le mie foglie di mentain bocca, le mie foglie odorose
      che mi davan freschezza e piacenzafino al core nel mio pasturare.
      Che verità, neh?, che naturalezza in coteste frasi contorte, ricercate, leccate come quelle di un rettoricastro!
      Madre, dov'è la mazza del pastore,
      che giorno e notte sa le vie dell'erba?
      Non è evidente che chi parla così è il D'Annunzio travestito da Aligi?
      Mila, una risonanza nella vocehai, che mi consola e mi rattrista
      come d'ottobre quando con le mandresi cammina cammina lungo il mare.
      Un paragone questo che poteva frullare solo nell'artifizioso cocuzzolo del D'Annunzio. Ed è sempre il leccato D'Annunzio che, per la bocca di Aligi, parla così:
      .....Riempitemi dentrotutti questi solchi d'amore,
      che mi scavò quand'io eroalle sue parole d'inganno
      come la mia montagna rigatadall'acqua di neve. Riempitemi
      il solco di quella speranzaper ove mi corse la grazia
      di tutti i miei giorni ingannati.
      E la madre di Aligi parla sotto il dettato di Gabriele così:
      La tua parola è come quando annottae sul ciglio del fosso uno si siede


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La Superfemina abruzzese
di Enotrio Ladenarda
Pedone Lauriel Palermo
1914 pagine 253

   





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