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      col tizzo brucerò questa mia mano. - ,
      essa risponde così:
      In verità, in verità ti parlo,
      o fratel mio, caro della sorella,
      quant'è vero che non commisi fallocon te, ma stetti accesa come un cero
      dinanzi alla tua fede e fui lucented'amore immacolato al tuo cospetto.
      . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
      Non penso, no. Ma lascia anche per questanotte ch'io viva dove tu respiri,
      ch'io ti ascolti dormire anche una volta,
      che anch'io vegli per te come i tuoi cani.
      Addirittura, Mila è D'Annunzio travestito da contadina, la quale - lo si vede - flemmaticamente racimola dal dizionario le bellissime parole, flemmaticamente le dispone, flemmaticamente le pronunzia, e - come no? - flemmaticamente le assapora nel sentirsele echeggiar nelle orecchie.
      E «castamente» si baciano; ma subito cadono in ginocchio, dicendo all'angelo «dolente», che essi vedono per una grazia particolare:
      Non furono le labbra, siete voitestimone, non furono le labbra,
      che si baciarono, ma sì le nostre anime!
     
     *

      «Grande rinnovazione letteraria» neh? questa Figlia di Jorio, i cui personaggi parlano tutti ad un modo, nella lingua e nello stile del nostro superuomo! E i critici-magni me li dicono «plasmati d'après nature!» Ma sono delle marionette che han tutte la medesima voce, la voce del marionettaio; o, se volete, sono creature false come è falso il loro autore, che il suo falso e ridicolo superuomesimo travasa, per le più viete e scempie vie rettoriche, nei personaggi dei suoi romanzi e dei suoi drammi, tutti contro verità e contro natura; onde accade che anche in Mila ed Aligi parla ed agisce il vacuo nostro superuomo.


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La Superfemina abruzzese
di Enotrio Ladenarda
Pedone Lauriel Palermo
1914 pagine 253

   





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