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      Egli - ne sono sicuro - avrà un luogo di gaudio, il quale vorrà essere - come no? - un'immensa canova dalle mille fontane di vino d'ogni forza, d'ogni colore e d'ogni sapore... - Amici, buona sera: nè io nè voi abbiamo più nulla da fare qui. - Ma ecco che, in cambio dello spirito di Enotrio, ritorna a queste parti Rocco. Egli ritorna in buon punto, per ajutarmi in un'opera che.... - Voglio che il morto Enotrio serva, almeno, alla mia réclame... «Manderò un ramo di pino alla sua bara, il più irsuto». - Ehi!, Rocco, mi raccomando!, il più irsuto, che sarà consacrato allo scherno dei necrofori».
      Così disse il Divo e fregossi le mani.
      UNA DELLE
      «CONTEMPLAZIONI DELLA MORTE»
      (7 aprile 1912. Da Arcachon, il giorno dopo la morte di Giovannino).
      Parla Gabriele:
      Quando Mariù, la dolce sorella, la tessitrice dalle mani d'oro.... - (veramente ella fu, e suppongo lo sia ancora, anche panettiera insuperabile e sapiente governatrice di galline) - ...chiuse gli occhi a Zvanì, nessuno...(20) - udite! udite!... - nessuno fu più certa di lei che Giovannino era morto! Infatti, nei cari occhi abbujati dalla pressura era scomparsa anche l'allegrezza dell'aprile presente.... - Non si pigli un granciporro, per carità: dell'aprile presente, non dell'aprile dell'anno passato. - La dolce sorella, compiuto l'atto pietoso, si pose a dire al morto Giovannino così:
      Fantasma tu giungi,
      tu parti mistero.
      Venisti, o da lungi?
      che lega già il pero,
      fiorisce il cotognolà giù.....
      - Il rammarico della Mariù, dolce sorella, deve essere stato immenso pensando che Giovannino sarebbe potuto più opportunamente morire qualche mese dopo il legare del pero e il fiorir del cotogno per risparmiare a lei il fastidio di contare e custodire le cotogne e le pere sugli alberi rispettivi.


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La Superfemina abruzzese
di Enotrio Ladenarda
Pedone Lauriel Palermo
1914 pagine 253

   





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