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      ... - Non ne capite niente? e che posso farci io ? Nè il morto, se fosse vivo, potrebbe ajutarvi a capire..... - Come gli guardai le mani, delle quali sono sempre curioso, come è proprio delle femine, egli le ritrasse con un atto fanciullesco, per non dire contadinesco. Quando gliele strinsi nelle mie, la mia finissima delicatissima pelle s'era un cotal poco risentita dal trovarsi in contatto con certe callosità.... Era stata questa la cagione per cui egli le trasse indietro quando io feci l'atto di guardargliele: io volevo osservare le dita che avevano foggiato tanti pani a crocette e tante fiale. Allora, sorridendo, gli ripetei i versi del Contrasto:
      Io prendo un po' di silice e di quarzo,
      li fondo, aspiro e soffio poi di lena;
      ve' la fiala come un dì di marzoazzurra e grigia, torbida e serena.
      Chi lo crederebbe?... Con quelle stesse mani - non già con altre mani, ve lo giuro! - con quelle stesse mani che aveva nascoste, egli fece un gesto di disdegno potente. - Chi ne indovina il perchè? - I versi che gli avevo ripetuti erano suoi. Gli ricordavano - è vero - un umile mestiere, e forse credette ch'io volessi umiliarlo. - Ma tant'è, il gesto di disdegno che egli fece fu potente, ossia, fu un gesto di potenza: e voi sapete che cosa sia, in che consista cotesto gesto, avendo voi, soppongo, veduto per via qualche popolano piantarsi diritto in faccia ad altro popolano e poi tendere il braccio destro col pugno chiuso e battervi sopra con l'altra mano aperta. Questo è il gesto di disdegno, per eccellenza, potente.


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La Superfemina abruzzese
di Enotrio Ladenarda
Pedone Lauriel Palermo
1914 pagine 253

   





Contrasto