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      Perchè? - Ecco qua: perchè, per quanto io cerchi di inumidire i miei occhi e di dare un certo atteggiamento di tristezza alla mia impassibile faccia d'Immaginifico e di Divo, non ci riesco, e mi illudo che la mestizia di questa piazza mortuaria e di questo cristiano laberinto si rifletta su di me, e che ognuno, almeno, dica: Non vedete? Gabriele è venuto a guardare i vasi di basilico nelle finestre, e il Gallo che canta, e l'Arcivescovo che non si sveglia, e la luce che, come il miele amaro, passa attraverso l'alabastro fulvo: Gabriele è mesto, Gabriele è addolorato. - Infatti, per quella piazza e per quel laberinto vuol ripassare il mio dolore, seguendo il feretro del mio fratello in evirazione, e nel più profondo dei sette luoghi, nel settimo, nella Confessione sotterranea, voglio accompagnarlo e deporlo, acciocchè egli mi dica - confessandosi a me - mi dica che c.... volle egli dirmi con quel suo gesto potente, che voi già sapete. - Bologna non ha oggi per me se non quella faccia misteriosa, se non quella bocca piena di freddo alito e di sublime silenzio. - Quella faccia e quella bocca.... voglio dire la faccia misteriosa di Giovannino, che era quella del beone frai suoi e del francescano fra le genti, e la bocca di Giovannino, la quale, non ostante che egli fosse morto, era ancor piena d'un freddo alito di vino, e piena di sublime silenzio, attorno al quale - ricordate? - la sera, per la prima volta non disturbata dall'eterno cicalare di Giovannino, si pose a fare una musica infinita.


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La Superfemina abruzzese
di Enotrio Ladenarda
Pedone Lauriel Palermo
1914 pagine 253

   





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