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      - E aggiungo che in mancanza della testa dell'Athena di Fidia, Bologna gli avrebbe potuto offrire un'altra testa divina, per esempio, la testa del c.... di Nettuno, orgoglio dei Bolognesi, la quale è di gran peso perchè di grossa misura; la quale testa.... - Basta! Troppo tardi, ahi lasso me!, mi ricordai di avergli promesso l'impronta della testa di Athena Lemnia; non potendo portargli quell'immagine, io gli diedi quanto potei di me colla meditazione ch'io feci dinanzi il cippo, nella grande sala deserta ove, come la sua poesia, quella testa sovrana era sola tra ruderi e cocci mediocri; la qualcosa vuol dire, ch'io gli diedi trecento o quattrocento parole tra vuote ed insulse, ma tutte belle come queste di cui mi sto servendo per la presente Contemplazione della Morte, nella quale vi ho fin qui parlato di tutto, anche della divina testa del c.... di Nettuno, fuorchè della Morte! - Salii, dunque, all'Osservanza con qualche fiore. Ero - contro al mio solito - così pieno di pensieri - (i pensieri che vi ho snocciolati) - che non ritrovo nella memoria l'aspetto delle cose, perchè le guardai con occhio disattento. Il che significa che io non ero più io - io che ho vissuto e vivo solo per gli occhi; onde temo che mi diate del bugiardo. Per altro, io non ho detto il vero: il vero è che io, entrando nella casa di Giovannino, vidi tutto, anche quello che Giovannino e Mariù avevano chiuso sotto chiave o nascosto nei camerini, affinchè io nol vedessi per tema che potesse offendere i miei occhi avvezzi a non veder cenci, ma solo cose rare, peregrine e preziose.


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La Superfemina abruzzese
di Enotrio Ladenarda
Pedone Lauriel Palermo
1914 pagine 253

   





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