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      - Certo è ch'io guardai la persona del mio amico improvvisamente colpito da quella strana sventura, la guardai, dico, con occhi divenuti straordinariamente lucidi, forse dallo spavento, e la pietà mi strinse, che ha talvolta il pugno ś crudele. - Il che vuol dire che io ebbi, ś, pietà dell'amico a cui una massa di ghiaccio serrava il capo, ma - crudele ch'io fui! - io non corsi a liberarlo dalla stretta terribile di quell'attimo di silenzio creatosi nell'aria e che - come pareva - voleva il suo capo trasformare in un sorbetto.... - Si disciolse quel ghiaccio o non si disciolse? Ora non ricordo; solo ricordo che a me pareva che egli portasse sulle spalle tutto il peso della sua tristezza, tutta l'oppressione delle sue miserie..... intellettuali. - La sua fronte augusta.... - non somigliava egli a Piero dei Medici sovrano di Firenze? La sua fronte augusta s'era celata e non si vedeva contro il muro biancastro se non l'ingombro corporale vestito di panni che il lungo uso aveva fatti quasi dolenti... - Poveri panni! erano degni di un ben meritato riposo, e il tristaccio, anzi il taccagno li teneva ancora sottoposti a un indegno crudele servizio! E quei poveri panni si dolevano e protestavano spargendo attorno l'insopportabile sito di un antico e recente sudor concentrato e offendevano la mia vista con certi strappi, certe toppe e certo untume.... Ma basta! - Dunque dicevo che io vedevo di lui l'ingombro corporale sul fondo del muro biancastro, ed ora aggiungo che non rimaneva là se non la soma greve ove si intossica la vita, che non è se non il levame della morte.


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La Superfemina abruzzese
di Enotrio Ladenarda
Pedone Lauriel Palermo
1914 pagine 253

   





Piero Medici Firenze