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      Se lo scrittore ha un palazzo, delle automobili e dei servitori è - de jure - un grande scrittore. Certo, «il grande scrittore» divide i proventi con chi l'ajuta a farsi una smisurata réclame, senza di che non possederebbe nè palazzo nè automobili nè lacchè; ma questo retroscena sfugge al ristretto comprendonio dei leggicchiatori analfabeti, i quali vedono il palazzo, vedono le automobili, vedono i lacchè, e, quindi, gli s'inchinano e lo riconoscono «grande». - Rostand è già più volte milionario; Gabriele ha dissipato dei milioni ed è disposto a dissiparne degli altri, se le lunghe gambe della Rubinstein continueranno a volergli bene. Come è possibile che non siano due grandi? La loro vita esteriore.... (essi vivono in mezzo a ciò che àvvi di più mondano, fra illustri prostitute che portano un superbo titolo di duchessa o di marchesa, fra ricconi, cui non par vero di trovarsi in contatto con «sì grandi uomini», fra generali, ammiragli, ministri, ambasciatori, fatti tali dall'intrigo-massonico-politico; fra giornalisti che li illustrano per esserne alla loro volta illustrati; fra grandi editori che fanno con essi degli affaroni, mistificando, d'accordo, le moltitudini; fra disegnatori di grido che, colla loro matita, riescono, se ben pagati, a dare un rilievo qualsiasi alle loro prose e ai loro versi; nei luoghi di piacere, ai bagni, alle corse, ai balli blasonati) - la loro vita, esteriore, dico, rigorosamente regolata da tutte le ricette del rito mondano, è base necessaria a dar valore di grossa cosa ai magri, infelici, rachitici parti della loro impotente fantasia, se chiamansi Rostand, o agli assurdi, abominevoli, infami prodotti della loro impotenza lasciva, se chiamansi D'Annunzio.


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La Superfemina abruzzese
di Enotrio Ladenarda
Pedone Lauriel Palermo
1914 pagine 253

   





Gabriele Rubinstein Rostand D'Annunzio