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      Oh come rideva il mio amico nel raccontarmi questa storiella! - E cotesti due «grandi uomini» - che, certo, non ignorano la loro piccolezza intellettuale - (Rostand non so, ma Gabriele è anche piccolo di corpo) - si stimano, si apprezzano, si ammirano a vicenda trovandosi uguali nell'arte di turlupinare gl'Inglesi di Francia e d'Italia! E s'incensano scambievolmente affinchè il gran pubblico sappia, per la bocca dell'uno, la grandezza dell'altro. - Ecco, per esempio, come Gabriele telegrafò a Edmondo a proposito dello Chantecler.
      «Edmondo, tu fai invidia ai più grandi.»
      Cioè: «tu, Edmondo, che sei grandissimo, fai invidia a me che sono il più grande».
      Edmondo e Gabriele! Come se dicessimo: i due poli della grandezza umana! I due unici! Gli inaccessibili! Gli inimitabili!
      Nè hanno torto: non son essi i due maggiori genî della réclame? - Senza un qualsiasi capitale nè di mente nè di cuore, nè di studî nè di ideali, non son essi, col solo mezzo della réclame, divenuti i milionarî della gloria rubata? - Genî, sì, genî colossali, perchè - pur essendo incapaci di produrre la più piccola opera che abbia un organismo di vita, una funzione di logica, un valore estetico purchessia, mettono a soqquadro il mondo col solo annunzio di un'opera che, forse, non nascerà, o che, nascendo, è condannata miseramente a morire, come la Nave, come Fedra, come Forse che sì, forse che no, come lo Chantecler e come l'Aiglon. - Ma ciò non preme ai due grandi ciarlatani: non è per la gloria post mortem che essi lavorano, la quale è la gloria dei minchioni, che - (come Dante, come Shakspeare, come Cervantes, le tre più grandi glorie autentiche nel campo del pensiero e dell'arte) - vivono una vita di triboli e di spine; ma essi lavorano per la réclame, perchè tutti si occupino di loro, principalmente i barbieri disseminati in gran numero per tutti i gradi e ordini sociali, i più loquaci ed anche i più sinceri loro ammiratori, ai quali pare di poter essere qualche cosa afferrandosi a un lembo di quella gran cosa che là chiamasi Edmondo e qua Gabriele.


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La Superfemina abruzzese
di Enotrio Ladenarda
Pedone Lauriel Palermo
1914 pagine 253

   





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