Pagina (249/253)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Certo, è l'infinita piccolezza del suo cervelluzzo che gli fa parere «grande scrittore» il D'Annunzio; gli è perchè tutto a questo mondo è relativo: il pigmeo, che è un pigmeo, non è, forse, un gigante appetto d' una pulce? E i cervelli-pulci sono un visibilio e tutti sono per necessità concordi nel trovar «grande» il D'Annunzio.
      Il quale scrive, per esempio, nidore. L'orecchio della pulce, che non è mai stato colpito dal suono di questa parola, si ferma sulla novità del suono; e poichè questa è una parola usata dal «grande» scrittore, la pulce si affretta a conoscerne il significato, pensando che nessuno in Italia lo conosca! Ma se cercasse in ogni più piccolo dei nostri dizionarî troverebbe che nidore deriva da nido, e che esso vuol dire - per estensione - odore di uova corrotte, e saprebbe ancora che accanto a nidore c'è l'aggettivo nidiroso. - Il D'Annunzio scrive vascolo, e la pulce, che non ha mai sentito a pronunziar questo vocabolo, vi si ferma davanti in adorazione sbalorditoia; indi esclama: «Che ricchezza di lingua, questa di Gabriele!», mentre è notorio perfino ai bimbi degli asili che vascolo è il diminuitivo di vaso e che comunissimi sono i suoi derivati vascoloso e vascolare! - Il D'Annunzio scrive vitulino, che ogni ragazzo del ginnasio sa che è un derivato da vitulus parvus, ossia piccolo vitello o vitellino; ma la pulce si pone a gridare: «Che esuberanza di lingua!». - Scrive il D'Annunzio trabeazione, che è - come sanno gli studentelli delle tecniche - il fregio o l'architrave d'un edifizio; ma, nossignori, per la pulce-Passerini questo è un vocabolo di speciale importanza perchè usato dal D'Annunzio, dal solo D'Annunzio!


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La Superfemina abruzzese
di Enotrio Ladenarda
Pedone Lauriel Palermo
1914 pagine 253

   





D'Annunzio D'Annunzio Italia D'Annunzio Gabriele D'Annunzio D'Annunzio D'Annunzio D'Annunzio