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      E se io non morii, fu tutta opera divina. A Dio spetta darne relazione.
      LA GROTTA MURATA
     
      Il 12 novembre ebbi avviso dal Cursore di Montorio Romano, che il giorno appresso mi fossi portato dal Governatore di Palombara. Obbedii agli ordini e vi andai. Fui interrogato pochissimo dal Governatore, che mi trattò con parole di avvilimento, considerandomi come un mentecatto e di peggio, e mi ordinò che in termine di ventiquattro ore fossi uscito dai confini dello Stato Pontificio. Non risposi agli scherni, e promisi però di eseguire gli ordini, che mi disse erano venuti da Roma stessa.
      Il giorno 14 insieme al Romito di S. Barbara per riverenza del luogo, ove accadde la celeste Conferenza, volli chiudere l'ingresso, e così ambedue ci mettemmo a fare un muro a secco chiudendo l'entrata della Grotta. La mattina del 15 partii da Montorio, e mi fermai al convento di S. Maria e dopo mezzo giorno presi la strada che va diretta a Corese. Quando vi fui vicino, era già buio, e all'improvviso sul mezzo della strada mi si fecero innanzi il solito Frate, e il giovane che mi era apparso nella Grotta. A tale incontro rimasi come di pietra, ritto e fermo al mio posto senza parlare. Essi così mi dissero «Uomo, ferma i tuoi passi, non senti che il tuo cuore ti chiama a retrocedere?» Veramente mi sentivo un gran dolore al cuore e non sapevo conoscere da che derivasse, tanto più che avendo trovato due lettere a Montorio della mia famiglia, ove mi si pregava di tornare in patria, me ne andavo volentieri per rivedere dopo lungo tempo la moglie e i figli.


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Visioni e profezie
di Davide Lazzaretti
Editore Carabba Lanciano
1913 pagine 96

   





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