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      126. A torto si lamentan li omini della fuga del tempo, incolpando quello di troppa velocità, non s'accorgendo quello esser di bastevole transito; ma bona memoria di che la natura ci ha dotati, ci fa che ogni cosa lungamente passata ci pare essere presente.
     
      127. Il lino è dedicato a morte e curruzione de' mortali: a morte pe' lacci e reti delli uccelli, animali e pesci; a curruzione per le tele line, dove s'involgano i morti, che si sotterrano, i quali si corrompano in tali tele. E ancora esso lino non si spicca dal suo festuco, se esso non comincia a macerarsi e corrompersi, e questo è quello col quale si debbe incoronare e ornare li uffizi funerali.
     
      128. La luna, densa e gra[ve], densa e grave, come sta, la luna?
      FAVOLE
     
      1. FAVOLA. Il rovistrice, sendo stimolato nelli sua sottili rami, ripieni di novelli frutti, dai pungenti artigli e becco delle importune merle, si doleva con pietoso rammarichio inverso essa merla, pregando quella che poi che lei li toglieva e sua diletti frutti, ilmeno non la privassi de le foglie, le quali lo difendevano dai cocenti razzi del sole, e che coll'acute unghie non iscorticasse [e] desvestissi della sua tenera pelle. A la quale la merla con villane rampogne rispose: "O taci, salvatico sterpo. Non sai che la natura t'ha fatti produrre questi frutti per mio notrimento? Non vedi che se' al mondo per servirmi di tale cibo? Non sai, villano, che tu sarai innella prossima invernata notrimento e cibo del foco?". Le quali parole ascoltate dall'albero pazientemente non sanza lacrime, infra poco tempo - il merlo preso dalla ragna e colti de' rami per fare gabbia per incarcerare esso merlo, toccò, infra l'altri rami, al sottile rovistrico a fare le vimini della gabbia, le quali vedendo esser causa della persa libertà del merlo, rallegratosi, mosse tale parole: "O merlo, i' son qui non ancora consumato, come dicevi, dal foco; prima vederò te prigione, che tu me brusiato".


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Scritti letterari
di Leonardo da Vinci
pagine 131