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      Malambruno. No.
      Farfarello. Recare alle tue voglie una donna più salvatica di Penelope?
      Malambruno. No. Ti par egli che a cotesto ci bisognasse il diavolo?
      Farfarello. Onori e buona fortuna così ribaldo come sei?
      Malambruno. Piuttosto mi bisognerebbe il diavolo se volessi il contrario.
      Farfarello. In fine, che mi comandi?
      Malambruno. Fammi felice per un momento di tempo.
      Farfarello. Non posso.
      Malambruno. Come non puoi?
      Farfarello. Ti giuro in coscienza che non posso.
      Malambruno. In coscienza di demonio da bene.
      Farfarello. Sì certo. Fa conto che vi sia de' diavoli da bene come v'è degli uomini.
      Malambruno. Ma tu fa conto che io t'appicco qui per la coda a una di queste travi, se tu non mi ubbidisci subito senza più parole.
      Farfarello. Tu mi puoi meglio ammazzare, che non io contentarti di quello che tu domandi.
      Malambruno. Dunque ritorna tu col mal anno, e venga Belzebù in persona.
      Farfarello. Se anco viene Belzebù con tutta la Giudecca e tutte le Bolge, non potrà farti felice né te né altri della tua specie, più che abbia potuto io.
      Malambruno. Né anche per un momento solo?
      Farfarello. Tanto è possibile per un momento, anzi per la metà di un momento, e per la millesima parte; quanto per tutta la vita.
      Malambruno. Ma non potendo farmi felice in nessuna maniera, ti basta l'animo almeno di liberarmi dall'infelicità?
      Farfarello. Se tu puoi fare di non amarti supremamente.
      Malambruno. Cotesto lo potrò dopo morto.
      Farfarello. Ma in vita non lo può nessun animale: perché la vostra natura vi comporterebbe prima qualunque altra cosa, che questa.


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Operette morali
di Giacomo Leopardi
pagine 308

   





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