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      Tali essere stati negli ultimi tempi, ed essere all'età nostra, se bene l'uno più, l'altro meno, non pochi degl'ingegni maggiori e più delicati. E per un esempio insigne, recava Gian Giacomo Rousseau; aggiungendo a questo un altro esempio, ricavato dagli antichi, cioè Virgilio: del quale nella Vita latina che porta il nome di Donato grammatico,(2) è riferito coll'autorità di Melisso pure grammatico, liberto di Mecenate, che egli fu nel favellare tardissimo, e poco diverso dagl'indotti. E che ciò sia vero, e che Virgilio, per la stessa maravigliosa finezza dell'ingegno, fosse poco atto a praticare cogli uomini, gli pareva si potesse raccorre molto probabilmente, sì dall'artificio sottilissimo e faticosissimo del suo stile, e sì dalla propria indole di quella poesia; come anche da ciò che si legge in sulla fine del secondo delle Georgiche. Dove il poeta, contro l'uso dei Romani antichi, e massimamente di quelli d'ingegno grande, si professa desideroso della vita oscura e solitaria; e questo in una cotal guisa, che si può comprendere che egli vi è sforzato dalla sua natura, anzi che inclinato; e che l'ama più come rimedio o rifugio, che come bene. E perciocché, generalmente parlando, gli uomini di questa e dell'altra specie, non sono avuti in pregio, se non se alcuni dopo morte, e quelli del secondo genere vivi, non che morti, sono in poco o niun conto; giudicava potersi affermare in universale, che ai nostri tempi, la stima comune degli uomini non si ottenga in vita con altro modo, che con discostarsi e tramutarsi di gran lunga dall'essere naturale.


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Operette morali
di Giacomo Leopardi
pagine 308

   





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