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      Di modo che gli uccelli hanno di questa facoltà, in copia grande, il buono, e l'utile alla giocondità dell'animo, senza però partecipare del nocivo e penoso. E siccome abbondano della vita estrinseca, parimente sono ricchi della interiore: ma in guisa, che tale abbondanza risulta in loro benefizio e diletto, come nei fanciulli; non in danno e miseria insigne, come per lo più negli uomini. Perocché nel modo che l'uccello quanto alla vispezza e alla mobilità di fuori, ha col fanciullo una manifesta similitudine; così nelle qualità dell'animo dentro, ragionevolmente è da credere che lo somigli. I beni della quale età se fossero comuni alle altre, e i mali non maggiori in queste che in quella; forse l'uomo avrebbe cagione di portare la vita pazientemente.
      A parer mio, la natura degli uccelli, se noi la consideriamo in certi modi, avanza di perfezione quelle degli altri animali. Per maniera di esempio, se consideriamo che l'uccello vince di gran lunga tutti gli altri nella facoltà del vedere e dell'udire, che secondo l'ordine naturale appartenente al genere delle creature animate, sono i sentimenti principali; in questo modo seguita che la natura dell'uccello sia cosa più perfetta che sieno le altre nature di detto genere. Ancora, essendo gli altri animali, come è scritto di sopra, inclinati naturalmente alle quiete, e gli uccelli al moto; e il moto essendo cosa più viva che la quiete, anzi consistendo la vita nel moto, e gli uccelli abbondando di movimento esteriore più che veruno altro animale; e oltre di ciò, la vista e l'udito, dove essi eccedono tutti gli altri, e che maggioreggiano tra le loro potenze, essendo i due sensi più particolari ai viventi, come anche più vivi e più mobili, tanto in se medesimi, quanto negli abiti e altri effetti che da loro si producono nell'animale dentro e fuori; e finalmente stando le altre cose dette dinanzi; conchiudesi che l'uccello ha maggior copia di vita esteriore e interiore, che non hanno gli altri animali.


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Operette morali
di Giacomo Leopardi
pagine 308