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      Venuti meno i pianeti, la terra, il sole e le stelle, ma non la materia loro, si formeranno di questa nuove creature, distinte in nuovi generi e nuove specie, e nasceranno per le forze eterne della materia nuovi ordini delle cose ed un nuovo mondo. Ma le qualità di questo e di quelli, siccome eziandio degl'innumerevoli che già furono e degli altri infiniti che poi saranno, non possiamo noi né pur solamente congetturare.
      DIALOGO DI TIMANDRO E DI ELEANDROTimandro. Io ve lo voglio anzi debbo pur dire liberamente. La sostanza e l'intenzione del vostro scrivere e del vostro parlare, mi paiono molto biasimevoli.
      Eleandro. Quando non vi paia tale anche l'operare, io non mi dolgo poi tanto: perché le parole e gli scritti importano poco.
      Timandro. Nell'operare, non trovo di che riprendervi. So che non fate bene agli altri per non potere, e veggo che non fate male per non volere. Ma nelle parole e negli scritti, vi credo molto riprensibile; e non vi concedo che oggi queste cose importino poco; perché la nostra vita presente non consiste, si può dire, in altro. Lasciamo le parole per ora, e diciamo degli scritti. Quel continuo biasimare e derider che fate la specie umana, primieramente è fuori di moda.
      Eleandro. Anche il mio cervello è fuori di moda. E non è nuovo che i figliuoli vengano simili al padre.
      Timandro. Né anche sarà nuovo che i vostri libri, come ogni cosa contraria all'uso corrente, abbiano cattiva fortuna.
      Eleandro. Poco male. Non per questo andranno cercando pane in sugli usci.
      Timandro.


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Operette morali
di Giacomo Leopardi
pagine 308