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      E qui non vi starò a dire del povero genere umano, divenuto poco più che nulla già innanzi, in rispetto a questo mondo solo; a che si ridurrà egli quando scoppieranno fuori tante migliaia di altri mondi, in maniera che non ci sarà una minutissima stelluzza della via lattea, che non abbia il suo. Ma considerando solamente l'interesse vostro, dico che per insino a ora voi siete stato, se non primo nell'universo, certamente secondo, cioè a dire dopo la Terra, e non avete avuto nessuno uguale; atteso che le stelle non si sono ardite di pareggiarvisi: ma in questo nuovo stato dell'universo avrete tanti uguali, quante saranno le stelle coi loro mondi. Sicché guardate che questa mutazione che noi vogliamo fare, non sia con pregiudizio della dignità vostra.
      Sole. Non hai tu a memoria quello che disse il vostro Cesare quando egli, andando per le Alpi, si abbattè a passare vicino a quella borgatella di certi poveri Barbari: che gli sarebbe piaciuto più se egli fosse stato il primo in quella borgatella, che di essere il secondo in Roma? E a me similmente dovrebbe piacer più di esser primo in questo mondo nostro, che secondo nell'universo. Ma non è l'ambizione quella che mi muove a voler mutare lo stato presente delle cose: solo è l'amor della quiete, o per dir più proprio, la pigrizia. In maniera che dell'avere uguali o non averne, e di essere nel primo luogo o nell'ultimo, io non mi curo molto: perché, diversamente da Cicerone, ho riguardo più all'ozio che alla dignità.
      Copernico. Cotesto ozio, illustrissimo, io per la parte mia, il meglio che io possa, m'ingegnerò di acquistarvelo.


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Operette morali
di Giacomo Leopardi
pagine 308

   





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