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      Tuttavia si danno anche presentemente di quelle amicizie strettissime ed eterne come le antiche, anzi superiori alle antiche, in quanto contengono essenzialmente un principio ingenito d'indissolubilità. E sono quelle amicizie che due o tre persone stringono insieme per aiutarsi scambievolmente nelle truffe, tradimenti, ec. in somma in ogni sorta di malvagità squisita ed eroica. Queste non si possono sciorre perché ciascheduno teme che l'altro non divulghi le sue scelleraggini, e perciò è forza che durino eternamente, e s'abbiano sempre in cura quanto la vita. Ma queste non sono proprie del volgo ma degli eroi di questo secolo. E se i poeti non fossero così scimuniti, lascerebbero i Patrocli e i Piladi e i Nisi e gli altri frittumi antichi, e farebbero argomento di poema e di tragedia queste amicizie moderne molto più nobili e degne, perché quelle giovavano alla virtù, alle imprese temerarie e vane, alla patria, e agli altri fantasmi di quei tempi, ma queste conducono alle vere e grandi utilità della vita.
      (Qui seguano alcune parole dove ironicamente si provi che le cose moderne sono adattate alla poesia molto più delle antiche. E il Mondo si dolga che queste siano preferite, e quelle altre neglette dai poeti. Si potrà anche introdurre una satira dei romantici, lodandoli di voler sostituire la freddezza la secchezza e viltà dei soggetti moderni, al calore, magnanimità, sublimità ec. degli antichi).
      (Poi venga un discorso sugl'intrighi, e la necessità della cabala, e come questa sia quella cosa che governa il Mondo; sopra l'inutilità anzi dannosità del vero merito e della virtù).


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Operette morali
di Giacomo Leopardi
pagine 308

   





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