Pagina (293/308)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      G. Adesso capisco perché la massima parte, anzi, si può dire, tutti quelli che da giovani avevano seguita la virtù ec. entrati al servizio di V. E. in poco tempo mutano registro, e diventano cime di scellerati e lane in chermisino. V. E. mi creda ch'io gl'imiterò in tutto e per tutto, e quanto per l'addietro sono stato fervido nella virtù e galantuomo, tanto per l'avanti sarò caldo nel vizio.
      M. Se avrai filo di criterio. Io voglio che tu mi dica una cosa da galantuomo per l'ultima volta. A che ti ha giovato o giova agli uomini la virtù?
      G. A non cavare un ragno da un buco. A fare che tutti vi mettano i piedi sulla pancia, e vi ridano sul viso e dietro le spalle. A essere infamato, vituperato, ingiuriato, perseguitato, schiaffeggiato, sputacchiato anche dalla feccia più schifosa, e dalla marmaglia più codarda che si possa immaginare.
      M. Guarda mo se torna meglio a lasciarsi scorticare e sbranare per amor di una cieca e sorda che non vede e non sente, e non ti ringrazia, e non s'accorge né punto né poco di quello che tu soffri per cagion sua, piuttosto che a servir uno, il quale quando tu sappia dargli nel genio, non può fare che non ti paghi largamente, e no ti soddisfaccia in quasi tutte le cose che potrai desiderare.
      G. Sappia V. E. che s'io fossi stato sempre vizioso non sarei così buono a servirla, com'Ella mi proverà. Perché quelli che non hanno mai sperimentato il vivere onesto, non possono avere nella scelleraggine quella forza ch'ha un povero disgraziato, il quale avendo fatto sempre bene agli uomini, e seguita la virtù sin dalla nascita, e amatala di tutto cuore, e trovatala sempre inutilissima e sempre dannosissima, alla fine si getta rabbiosamente nel vizio, con animo di vendicarsi degli uomini, della virtù e di se stesso.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Operette morali
di Giacomo Leopardi
pagine 308

   





Guarda Sappia V