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      [41]La prima donna (del teatro, attempata) non vuol recedere dagli antichi suoi diritti.
     
      Quello che ho detto qui sopra della difficoltà d'astenersi dall'imitare è confermato e dall'esempio del Metastasio che se è vero quello che dice il Calsabigi nella lettera all'Alfieri non volle mai leggere tragedie francesi, e da quello che scrive l'Alfieri di se nella sua Vita, e tra l'altro del Caluso che gli negò una tragedia del Voltaire ch'egli volea leggere mentre stava per comporne un'altra sullo stesso argomento.
     
      C'è una differenza grandissima tra il ridicolo degli antichi comici greci e latini di Luciano ec. e quello de' moderni massimamente francesi. La differenza si conosce benissimo e dà negli occhi immediatamente. Ma quanto all'analizzarla e diffinire in che consista, a me pare che sia questo, che quello degli antichi consistea principalmente nelle cose, e il moderno nelle parole (e quando dico moderno intendo principalmente le più moderne commedie satire e altri scritti ridicoli giacchè il Goldoni p.e. ne aveva di quel ridicolo antico e attico e così le più antiche nostre commedie e il Berni ec. a differenza credo dei francesi anche antichi come il Boileau ec.). Quello degli antichi era veramente sostanzioso, esprimeva sempre e mettea sotto gli occhi per dir così un corpo di ridicolo, e i moderni mettono un'ombra uno spirito un vento un soffio un fumo. Quello empieva di riso, questo appena lo fa gustare e sorridere, quello era solido, questo fugace, quello durevole materia di riso inestinguibile, questo al contrario.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913

   





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