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      Perchè molte circostanze che hanno sviluppato in noi questa o quella qualità non erano volute dalla natura, e provengono dall'uomo e non da lei. Del resto atteso la detta teoria de' piaceri particolari, potrebbe anche essere che l'idea dell'infinito, la maraviglia e qualcuna delle cose piacevoli che ho annoverate come tali a cagione solamente dell'inclinazione nostra al piacere, fossero piacevoli anche indipendentemente da questa; e la ragione fosse l'arbitrio della natura, come negli altri piaceri. Mi sembra però che la ragione della loro piacevolezza sia bastantemente spiegata nel modo che ho fatto, e che tutti i loro accidenti possano cadere sotto quelle considerazioni.
     
      L'infinità della inclinazione dell'uomo al piacere è un'infinità materiale, e non se ne può dedur nulla di grande o d'infinito in favore dell'anima umana, più di quello che si possa in favore dei bruti nei quali è naturale ch'esista lo stesso amore e nello stesso grado, essendo conseguenza immediata e necessaria dell'amor proprio, come spiegherò poco sotto. Quindi nulla si può dedurre in questo particolare dalla inclinazione dell'uomo all'infinito, e dal sentimento della nullità delle cose (sentimento non naturale nell'uomo, e che perciò non si trova nelle bestie, come neanche nell'uomo [180]primitivo, ed è nato da circostanze accidentali che la natura non voleva). E il desiderio del piacere essendo una conseguenza della nostra esistenza per se, e per ciò solo infinito, e compagno inseparabile dell'esistenza come il pensiero, tanto può servire a dimostrare la spiritualità dell'anima umana, quanto la facoltà di pensare.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913