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      Perciocchè le scritture greche si leggono in quasi tutte le genti, le latine restano dentro a' loro confini così stretti come sono. Cic. l.c. E nondimeno l'impero romano fu forse il maggiore di quanti mai si viddero, e i romani al tempo di Cicerone, erano già padroni del mare, ed esercitavano gran commercio. Così ora si vede che gl'inglesi sono padroni del mare e del commercio, e sebbene la loro lingua, è perciò più diffusa di molte altre, nondimeno non è nè conosciuta nè usata universalmente, ma da pochi in ciascun paese, e cede di gran lunga alla francese, che non s'è mai trovata favorita da un commercio così vasto. Onde si può ben dedurre, che la diffusione di una lingua, se ha bisogno di una certa grandezza e influenza della nazione che la parla (perchè la lingua francese, per quanto adattata alla universalità, non sarebbe divenuta universale, se avesse appartenuto a una piccola, e impotente nazione p.e. alla Svizzera), contuttociò dipende principalmente dalla natura di essa lingua. Non vale il dire che i greci erano diffusissimi per le colonie. Molto più lo erano i romani in quel tempo, e non solo per le colonie, ma per le armate, governi, tribunali ec. ec. Ma quando una lingua si diffonde per mezzo delle colonie, si può dire che si diffonda piuttosto la nazione che la lingua, essendo [241]ben naturale che una città di romani in qualunque luogo del mondo, parli la lingua romana, e così un'armata ec. Ma questo non ha che fare coll'adottarsi generalmente una lingua dagli stranieri, coll'essere tutti gli uomini colti di qualunque nazione, quasi ?????????, (v. p.684.) e col potere un viaggiatore farsi intendere con quella lingua in qualunque luogo.


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Zibaldone. Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura
Parte Prima
di Giacomo Leopardi
pagine 1913

   





Cicerone Svizzera